Il premier Mario Monti parla della crisi durante la conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri sul Documento di Economia e Finanza “Per colpa della crisi talvolta persone si tolgono la vita. Ma senza il lavoro di questi mesi saremmo stati nel baratro del default del debito sovrano“, inevitabile un parallelismo con la drammatica situazione greca dove i suicidi finora sono stati 1.725.
Monti che questa volta esce dal consueto binario delle analisi numeriche per toccare il lato umano e più straziante della crisi che stringe il cappio attorno alle persone dice anche che questa crisi, che dura da quattro anni, è destinata a durare ancora un po’ e che per uscire è necessario chiedere sacrifici alle persone, pur sapendo che ciò pesa sulla vita delle stesse.
“La parola crescita è la più invocata in Europa, in Italia e a livello di G20, direi…ogni giorno vediamo gli effetti drammatici della crisi economica e finanziaria che sta imponendo un prezzo altissimo in termini economici, sociali, umani alle famiglie, ai giovani, ai lavoratori, alle imprese“.
Che poi continua “imprese che chiudono, esperienze professionali che si interrompono, aspirazioni, quelle dei giovani italiani che non hanno lavoro, che rimangono frustrate... E qualche volta vite che si chiudono nella disperazione“.
“Sappiamo però quale sarebbe stata la disperazione se l’Italia fosse caduta nel baratro del fallimento e del default del suo debito sovrano“.
“Il compito è appena cominciato” e sull’operato del Governo Monti aggiunge “ci battiamo ogni giorno per continuare a evitare un drammatico destino come quello della Grecia…Le cifre di questi giorni danno il bilancio della devastazione che la crisi ha portato alla Grecia, anche molto più che in Italia per i gravissimi errori di condotte del passato. È lì che ci sono stati tagli enormi nel numero dei dipendenti pubblici, negli ultimi due anni, ci sono stati 1725 suicidi. Questo è quello che in Italia cerchiamo di invertire per non precipitare in quel precipizio“.
Il premier sottolinea che per parlare di crescita bisogna però attendere il 2013 e solo dopo si potrà parlare di utilizzare i proventi della lotta all’evasione fiscale per ridurre il carico fiscale dei cittadini onesti.
La domanda rimane sempre la stessa: senza misure che diano ossigeno alle famiglie e alle imprese, senza una politica che sviluppi il lavoro, con i capitali (ormai enormi) da restituire alla BCE, con la disoccupazione a livelli mai visti, con la costante morìa di piccole e medie imprese cosa dovrebbe -nel 2013- favorire la crescita? Forse la speranza viene dalla profezia Maja.
Luigi Asero